STANZY REVIEWSSS #10

by Stanzy Crew

MUSTARD – SENTIRSI INUTILE
🇮🇹
by Susiskunk

Già dall’anteprima mi sono lasciata imbambolare come una ragazzetta degli anni ’50 di fronte ad Elvis, poi l’ho ascoltato e non me ne sono affatto pentita. Un concentrato di surf garage pestato e maleducato come, “Sentirsi Inutile”, scovato tramite il mio spacciatore di ROK italico preferito aka ‘Spyasola’ è l’inno alla noia per eccellenza di un ragazzo qualunque che registra maldestramente nella sua stanzetta piena di cyclette (?) ad ogni ora del giorno e della notte. Il sound che ne deriva, coi riverberini sulla voce e il tamburello scoppiettante, è talmente acido che vi si rivolterà lo stomaco al primo ascolto, garantito. Ma in fondo è questo quello che ci piace, perché i bei vestiti sono belli, sì, però tutto sommato ti annoiano pure in fretta e alla fine della fiera quelli che indossi sempre sono i soliti 4 stracci sgualciti, bucati, macchiati, ma che ti fanno sentire te stessx.
ATTENZIONE: vietato ascoltarlo a volume diverso da MAX >>>>> se non vi sanguinano le orecchie non ci siamo e dovrete ripetere tutto da capo su un impianto più power.

FUTBOLÍN – MOPED XPERIENCE
🇮🇹
by Adrian Palace & Acilegna

I tre moschettieri della ridente città di Verona, i Futbolín nascono per diffondere Style e Violenza e stavolta lo fanno con “Moped Xperience”, uscito con l’etichetta tedesca Konglomerat Kollektiv, il 17 giugno scorso. Dopo l’intro (a dir poco assurda, butei ubriachi che farneticano cose), la linea passa a Giordano (voce, pianola, trapano e lampadari) con un urlo liberatorio che apre Gillette e scioglie le catene di questo EP rapido, direttamente diretto, che ti sbatte in faccia, alternati, registrazioni vocali ignoranti che fanno da intermezzo a pezzi che non superano i 2 minuti e 16 secondi. Questo EP racchiude un tesoro di temini di chitarre del Brek, acide come l’odore di sudore che viene emanato dal pubblico durante i loro live (annusabile nella copertina del disco). Senza sbagliare un colpo, corrono e saltano ostacoli a ritmo con la batteria di Poia: gagliarda e martellante che riempie ogni angolo lungo il suo percorso, facendosi strada in questa maratona di tracce che mostrano il meglio di quello che abbiamo descritto all’inizio di questa recensione come “Style e Violenza”.

Futbolin cactus fest
Futbolín live @ Cactus Fest, Parma

Sicuramente durante l’ascolto di questo disco non riuscirete a star seduti sulla sedia, le vostre estremità shakereranno per inerzia di fronte alla baldoria messa in piedi da questo tridente d’attacco di uno di quei biliardini tipici di un posto come il Dallò, tutto appiccicoso, ma con le aste ben lubrificate per fare dei numeri da cazzo di paura.

Abbiamo chiesto alla band di raccontarci qualche aneddoto riguardo “Moped Xperience” ebbene, gabberini e gabberine, dovete sapere che ogni EP dei Fubolín uscito fin ora presenta un riferimento “assolutamente inutile, ma c’è” ad una canzone degli U2.
Non vi diremo dove potrete trovarlo, per coglierlo aprite bene le orecchie (o offriteci una birra) e fatelo anche per sentire bene una citazione dei Maneskin e il punto esatto in cui il buon Giordi ha inserito il suo strumento più curioso: un trapano della Gordon s.r.l. Se vi siete chiesti come noi da dove derivi questo titolo: “Moped Xperience”, sappiate che anche per questo ci siamo rivolti alla band e la spiegazione è che il nome deriva dal fatto che ogni volta che il Poia manda un vocale agli altri componenti del gruppo, gli passa puntualmente un motorino vicino e lui giustamente si incazza. Semplice, onesto, reale e palpabile, un po’ come lo spirito della band.

Per scrivere la recensione di un gruppo di tal calibro abbiamo dovuto unire le menti malate e le orecchie sporche di Adrian Palace e Acilegna, una sola persona non sarebbe bastata per compiere tal impresa. Per cui eccovi qua. Prendetevi un paglio di birrette e mettetevi comodi per questo viaggio verso il caos. Buon ascolto.

TV DUST
🇮🇹
by Paolo Cavotta & Edoardo Serena

Una radiolina che va spasmodicamente on/off mentre si sfreccia a denti stretti, fari accesi nella notte e finestrini abbassati – il tutto a bordo di una Volvo Super Polar del ’91 e con i Wayfarer eternamente indosso, pure al buio come vorrebbero i Cramps. Dissipato il fumo agitato da questa esplosiva immagine introduttiva, una domanda sorge spontanea: cos’è TV DUST? TV DUST è (sono) Byron, Lou e Tex, trio nato tra Peroni e denti rotti all’interno del libero stato di Macao, Milano.

TV DUST on the road - Photo: Acilegna

Con batteria, tastiere, basso e nastro che gira perpetuamente a catturare i primi strilli di questo mostro di Frankenstein, nasce spontaneamente Forget, prima session della band che verrà tuttavia pubblicata solo in seguito ad S/T, vero e proprio esordio dei tre per Occult Punk Gang. È il 2018, e da lì in poi TV DUST butta fuori in breve tempo quattro EP, che sono ora raccolti in una doppia cassetta curata da Maple Death Records e My Own Private Records: S/T (registrato in realtà dopo Forget), Forget, Beep e il finora inedito It’s Clear (a sua volta precedente a Beep). Ciò che fa del trio una sensazione underground è una forma ormai consolidata, che si ripresenta in tutta la sua abrasività in questi brani: drones di tastiera occulti viaggiano sul motorik solido, elegante, minimale della batteria di Byron, con il fondante basso di Tex che punzecchia la voce di Lou, a volte giocosamente Reediana (una coincidenza l’omonimia?) e altre isterica, graffiante, manco avesse ingoiato il fantasma di Mark E Smith.

L’anima scarna di TV DUST esalta questo organico meglio che mai, rendendo l’EP una danza cruda, tarantolata, interrotta solo dalle digressioni naif ma sempre d’impatto che i tre si concedono spesso. Questa musica ti porta a braccetto in una dimensione da videogioco, dove tutto scorre velocissimo fino a quando non collassa in attimi che danno l’illusione di essere vissuti da intrappolati in un Trenord tipicamente torrido e guasto. Si è fermi, ma aldilà del vetro spesso e sporco tutto continua a scorrere, in qualche modo.

PISSE – LAMBADA
🇩🇪 
By Susiskunk

Sono krauti, sono veloci, sono così freschi che quasi mi si ghiacciano le dita a scrivere queste righe: sono i Pisse! (pisciare in tedesco, non proprio impossibile da immaginare) che firmano il loro 9° lavoro titolato Lambada, esattamente come il celebre ballo anni 80 le cui movenze si ispirano al coito. Il loro sound così caratteristico si contraddistingue per l’impiego di synth a tutto spiano e di un theremin che sembrano catapultarli fuori da un videogioco un po’ horroreggiante. A condire il tutto, una voce tuonante con un’aura potentissima e degli intermezzi ludici per sdrammatizzare una serie di brani già di per sé esilaranti (non conosco il tedesco, ma il mio amico Jan sì e mi fido di lui). Il cinismo nietzschiano si scontra con la dolcezza delle risate, unico catalizzatore sensato della vita, vi invito dunque a prender parte alla bolgia, tanto comunque moriremo tutti.

THE BAD PLUG – T B P
🇮🇹
by Adrian Palace

Prendete un box auto, metteteci dentro tre pazzi in culo con una chitarra, un synth e una battera; poi chiudete la saracinesca, aspettate qualche mese e poi apritela. Questa è la ricetta che ha dato vita e forma ai The Bad Plug, band sporca, caotica, garagissima, proveniente da Milano, che ha appena sfornato i primi due singoli in vista dell’uscita del loro primo EP, in programma per settembre, intitolato “T B P”. Oltre a questa combo micidiale,  composta da Francesco (chitarra/voce), Edoardo (synth) e Andrea (batteria), si aggiunge, in veste di produzione, quello che ormai è considerato il quarto Bad Plug: Nic Fornabaio (sì, proprio uno dei due fratelli Gallagher di Bresso). In un freddo pomeriggio di inizio marzo, Nic registra questi quattro pezzi grezzi di questi tre ragazzi pazzi.  Tutto a presa diretta, come un booster lanciato in impennata in Galleria Vittorio Emanuele II. Ma veniamo a quello che potete sentire per ora di questa band, ovvero i due singoli “My Job”, uscito lo scorso 22 giugno e “T B P” uscito, più recentemente, il 15 luglio.

“My Job” parte caricandoti la molla con questa batteria jumpettosa, che lascia già intuire l’intento di volerti prendere e buttarti in mezzo al dancefloor a impazzire. Il resto della band entra un po’ per volta, rapidamente, a tuffarsi in questo delirio lo-fi. Eccome se lo fai! Entra la voce che urla, con prepotenza, un invito a non lavorare (suggeritomi dal cantante, Francesco). Alternata alla voce entra questa chitarra tagliente, riverberante di violenza a 666 corde e, subito, si presenta il Synth, bello ciccione, che va a riempire tutto il fondo basso del sound definitivo dei The Bad Plug. Procede tutto con goduria e follia cavalcata a ritmo di tum! cha! Non male come inizio, mi dico.

Poi parte “T B P” con un arpeggio graffiato di chitarra blues, molto più lento di “My Job”, ma carico allo stesso modo di una potenza disarmante. Questo pezzo prende vita propria, mi tira per un orecchio e mi urla a tutta forza: “We are The Bad Plug”. Così, in un attimo mi trovo a culo per terra, caduto su un plug anale che mi ha penetrato e che arriva fino alla profondità dei cancelli dell’inferno, dove suona a ripetizione questo pezzo dannato e violento.

Questi sono i The Bad Plug e questo è quello che succede se nelle tue influenze musicali hai un mix di garage, post punk, no wave, un amore smisurato per gli anni 70, per gli Stooges, Gabry Ponte e Benny Benassi.

BILLIAM – 8 HOURS IN BILLIAMVILLE
🇦🇺
By Baby Lemonade

Se vi siete mai chiesti se fosse possibile partorire un EP in un weekend di pausa da lavoro, la risposta è sì e Billiam ve ne dà la prova. “8 hours in Billiamville” è il terzultimo EP del menestrello del punk australiano, 8 tracce assemblate in 8 ore di strimpellate in casa. Gli ingredienti sono sempre gli stessi, una chitarra bella incazzata, una tastierina impazzita e una voce estremamente energica.

La mia copia di 8 Hours in Billiamville 🙂
Apprezzo sempre i testi nell'inserto 🙂

 

8 canzoni nate per sfuggire dalla routine lavorativa passata a pensare ad una melodia prima e a una frase poi. I temi sono quelli che toccano tutti noi comuni mortali, ed è questo che mi piace di Billiam e del punk in generale. Ci parla di quanto alla fine siamo sfigati, di quanto potrebbe farci schifo il nostro lavoro, di quei giorni in cui non riusciamo ad alzarci dal letto oppure di quanto possiamo odiare qualcuno fino al punto di fantasticare sulla sua fine. Tutti sentimenti peccaminosi che trovano la loro completa assoluzione nella musica. 

Vi segnalo anche le due uscite che hanno seguito questo EP: “Turrets Over Craigieburn” 45 giri uscito a giugno via Goodbye Boozy e “Steakhead Breakbeats”EP pubblicato a luglio la cui edizione in cassetta è uscita ovunque tranne che in Europa e raccoglie diverse tracce recuperate da vecchi scarti. 

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